Pa Ublié

Pa Ublié

ideazione e regia: Alfonso Santagata
con: Alfonso Santagata, Claudio Morganti, Luisa Pasello e Cos Gradilone
assistente alla regia: Annalisa Bianco
scene e luci: Tullio Ortolani

Reggio Emilia, La Cavallerizza, 16 febbraio 1989

Teatro di sdoppiamento e di opposizione, il lavoro si muove per contrapposizioni dialettiche: i frammenti di Büchner sono organizzati secondo un nuovo ordine teatrale che permette loro di trasferire l’autobiografia nella storia, il vissuto personale nel mondo collettivo. Non dimenticare, non trascurare, non lasciarsi andare, non perdere tempo….tutto è già dichiarato nel titolo, così come la situazione si manifesta fin dall’inizio lineare e chiara: il tradimento di Maria si sta compiendo. Ma questa linearità si perde subito, le immagini e le situazioni si moltiplicano specularmente e vivono nelle opposizioni: la scena diventa il luogo della rappresentazione, dove il tradimento si ripete come la replica di uno spettacolo recitato da comici di provincia. Sulla scena i ruoli si moltiplicano e Maria e il Tamburmaggiore del Woyzeck si rivelano anche la grisette Marion e Danton della Morte di Danton. La cronaca della storia di Woyzeck diventa teatro e forza espressiva, movimento collettivo e significativo: allo stesso modo se dalla rappresentazione si vuol passare alla storia c’è bisogno di un altro sacrificio: Maria e il Tamburmaggiore o Marion e Danton, a seconda dei ruoli, hanno tentato il teatro e la cronaca li ha traditi, l’attore non può che non tornare alla storia attraverso un altro sacrificio: quello dell’attore stesso, in questo caso dall’altra Maria. Questi sono sacrifici, compiuti per sé e per gli altri, individuali o collettivi, e sono indispensabili per la propria vita purché dettati dalla coscienza: per questi la luna si tinge di rosso. I guardiani sono però già pronti a ripristinare nuovamente il cimitero, a ribadire che non c’è posto né per l’utopia né per la radicalità delle scelte, trasformando la rappresentazione e il teatro in un unico cimitero, la scena e la platea in un grande baraccone senza ideali né morali, solo un terribile specchio che puzza di morte. Questi guardiani sono oggi attivi più che mai, non dimentichiamolo, pas oublier.

Stefano De Matteis