Quali fantasmi

Quali Fantasmi
2004 – Quali Fantasmi di e con Alfonso Santagata da Eduardo De Filippo

Premio Girulà – Teatro a Napoli 2004 per la “migliore drammaturgia”
Una coproduzione Katzenmacher, Fondazione Pontedera Teatro
In collaborazione con Teatro Kismet OperA.
Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Comune di San Casciano Val di Pesa
Un ringraziamento alla Banda Oreste Carlini di San Casciano Val di Pesa per le musiche

con: Rossana Gay, Johnny Lodi, Antonio Alveario, Massimiliano Poli, Nadia Carlomagno, Alfonso Santagata
assistente alla regia: Chiara Senesi
scenografia: Daniele Spisa
luci: Maurizio Viani
direttore di palcoscenico: Tommaso Checcucci
tecnico: Francesco Margarolo
organizzazione: Alessandra Bartucciotto
amministrazione: Laura Bagnoli
organizzazione della tournée: Emilio Vita
collaborazione al progetto: Cristina Valenti
foto Maurizio Buscarino

Eduardo ha detto, in una sua lezione di teatro, che “gli attori non devono servire i personaggi, ma al contrario sono i personaggi che devono servire gli attori”. Nell’apprendistato di Eduardo attore è maturata la sua sapienza di autore, prima di sketch, poi di atti unici e infine di commedie in tre atti. Quali fantasmi fa parte di un progetto triennale che prende l’avvio dagli atti unici per penetrare la ricchezza inventiva che Eduardo ha saputo rubare alla vita e restituire al teatro, attraverso trasfigurazioni continue che hanno sempre avuto al centro il corpo drammatico dell’attore.

Teatro di apparizioni e di fantasmi che ha trovato nel riferimento alle pratiche “basse” della rivista e dell’avanspettacolo, non un limite, ma straordinarie risorse inventive.
“Il teatro deve essere qualcosa di magico che il pubblico non deve sapere” ha detto, consegnando ai giovani che lo ascoltavano, ormai ottantunenne, il segreto della sua “finzione reale”.
Il titolo Quali fantasmi contiene un interrogativo implicito, al quale il nostro spettacolo potrebbe rispondere citando nuovamente Eduardo: “I fantasmi siamo noi”.

Alfonso Santagata

Dalla delicata ironia e dall’umorismo amaro al gioco comico del teatro nel teatro: Quali fantasmi attraversa il mondo di Eduardo De Filippo legando in un unico meccanismo drammatico gli atti unici Amicizia, Gennareniello e Il cilindro. Come un solo respiro, i tre testi elaborano le classiche finzioni della tradizione napoletana disegnando un percorso a ostacoli retto dagli equivoci e dai travestimenti. Il teatro di Eduardo De Filippo si esprime al pieno in questi testi in cui si ritrovano tutti gli elementi delle sue invenzioni: dispositivi comici e soluzioni grottesche, ambiguità e mistero, ironia e paradosso. L’elemento magico ritorna nei personaggi e nelle situazioni, a introdurre la metafora dell’illusione teatrale, destinata a dissolversi rapidamente come il provvisorio potere che la finzione esercita sulle cose.

Gennareniello è uno schizzo d’ambiente dove personaggi dai temperamenti pratici e fantasiosi, irriverenti e inquieti, artistici e stravaganti mettono in scena le rispettive debolezze e gli inevitabili bisticci. Un pensionato che non sa rinunciare alle illusioni della civetteria femminile è combattuto fra la raggiunta maturità e una mai sopita gioventù che si nutre di fraseggi poetici e fantasiose invenzioni. La moglie, donna quanto mai solida e concreta, si scopre preda di una violenta gelosia, che mette a rischio la sua unione e fa vacillare l’intera impalcatura della famiglia e del suo vicinato, coinvolgendo il coro delle figure di contorno, che non mancano di fornire irresistibili contrappunti all’intera vicenda.

Amicizia è il rovesciamento crudele e mordace del nobile sentimento che dà il titolo all’atto unico. Al centro della vicenda è l’agonia di un malato le cui condizioni estreme non valgono a farne dimenticare il carattere difficile e impulsivo. Accanto a lui è rimasta solo la sorella, e sopraggiunge il conforto di un amico fraterno, destinato a subire il colpo finale di un inaspettato disvelamento. Costretto a recitare personaggi diversi per farsi accettare dal burbero amico, l’incauto dà vita a una serie di grotteschi travestimenti finché, tirato in ballo da una delle sue interpretazioni, si ritrova depositario di un segreto dalle conseguenze fatali…
Il cilindro è il copricapo “eterno e miracoloso” che il protagonista, un ex custode di teatro, indossa per realizzare le sue magie quotidiane: intimidire i creditori, raggirare i malcapitati, impressionare gli sprovveduti. Un sapiente meccanismo di “teatro nel teatro” che mette in scena un finto cadavere e una prostituta per truffa, un apprendista stregone e una moglie manesca, un vecchio refrattario all’illusione e un intero quartiere che si accalca a godersi lo spettacolo.

Il mondo di Eduardo De Filippo si esprime al pieno in questi testi in cui si ritrovano tutti gli elementi del suo teatro: meccanismi comici e invenzioni grottesche, ambiguità e mistero, ironia e paradosso. L’elemento magico ritorna nei tre atti unici, a introdurre la metafora dell’illusione teatrale, destinata a dissolversi rapidamente come il provvisorio potere che la finzione esercita sulle cose. Fra i protagonisti riconosciuti del rinnovamento della scena italiana, Alfonso Santagata ha saputo coniugare nel suo percorso più che ventennale la sperimentazione di nuovi linguaggi e una riscrittura personalissima dei classici e della letteratura drammatica che l’ha portato a confrontarsi con Shakespeare e i tragici greci, Büchner e Cervantes, Beckett e Pinter.
Quali fantasmi inaugura un progetto triennale dedicato a Eduardo De Filippo col quale Alfonso Santagata torna alla tradizione alta del teatro di prosa, individuando nel grande drammaturgo napoletano l’ispiratore di un incontro col pubblico il più possibile vasto e differenziato.


Stralci di recensioni

“… il fantasma più grande è proprio Eduardo, qui evocato nelle parole e nei ritmi … come è giusto che sia, su di un palcoscenico che non può che essere dominio dell’arte di Santagata”.

Nicola Viesti, “Corriere della Sera – Corriere del Mezzogiorno”, 10 gennaio 2004

“Lo spettacolo è un gioiellino prezioso, reso tale dall’aggregazione di cinque attori bravissimi nel seguire la linea registica … E, sul ritmo della farsa, si ride molto, anche quando la situazione si tinge di mistero e si fa più tragica…” .

Mariateresa Surianello, www.Tuttoteatro.com, 13 febbraio 2004

“Ottima scelta, quella di fondere quasi in un unico corpo di illusioni e metafore tre atti unici con un titolo, Quali fantasmi, che è un leit-motiv … e la forte comunicativa vale di sicuro a Santagata una audience teatrale più ampia, senza perdere i connotati di pratica inventiva e di riscrittura sul campo”.

Rodolfo Di Giammarco, “la Repubblica”, 16 febbraio 2004

“Un teatro che si piega sulla realtà attorno, e non ne spreme certo felicità e nemmeno consolazione. Nonostante Santagata e i suoi giochino fino in fondo l’allegro disordine della compagnia all’italiana”.

Gianfranco Capitta, “il manifesto”, 17 febbraio 2004

“Teatro nel teatro … utilizzando registri congeniali all’artista, che si diverte in un recitato che sa oscillare tra un ‘sopra le righe’ trombonesco e metateatrale e una sottrazione verso l’essenziale di oculata sapienza”.

Andrea Porcheddu, www.delteatro.it, 20 febbraio 2004

“Uno spettacolo ad un tempo acuto e leggero, e acuto proprio perché leggero. È ora, infatti, di tirar fuori Eduardo dal museo degli omaggi rituali e del commercio”.

Enrico Fiore, “Il Mattino”, 18 marzo 2004


Intervista a Santagata di Francesco Mazzotta,
“Il Corriere del Mezzoggiorno”, 8 gennaio 2004