Requie a l’anema soja…

Requie a l'anema soja...
2011 – Requie a l’anema soja… di Eduardo De Filippo, regia di Alfonso Santagata
Due atti unici di Eduardo De Filippo (Il cilindro, I morti non fanno paura)

regia: Alfonso Santagata
con: Maria Chiara Di Stefano, Rossana Gay, Massimilano Poli, Johnny Lodi, Antonio Alveario, Alfonso Santagata
assistente alla regia: Chiara Senesi
direzione tecnica: Francesco Margarolo
amministrazione: Rita Campinoti
organizzazione: Franco Coda

Per paradosso, sotterfugi ed espedienti la morte per farsa costituisce uno dei filoni principali attorno a cui vediamo dipanarsi le vicende delle brevi ed esilaranti Cantate eduardiane.

I due brani che qui presentiamo saranno oggetto di nuova attenzione sul teatro di Eduardo dopo la realizzazione, felice per gli esiti, di Quali fantasmi (tre atti unici) e di Le voci di dentro.
Il gioco in questo caso ruota attorno a due decessi, per finta e per il vero, che si realizzano in un ambiente per solito dimesso in cui personaggi di fiera povertà imbastiscono trame ai limiti del sospettabile per l’esercizio quotidiano della sopravvivenza.

Il cilindro è il copricapo eterno e miracoloso che il protagonista indossa per le sue magie quotidiane: intimidire i creditori, raggirare i malcapitati, impressionare gli sprovveduti già compromessi nell’equilibrio mentale dalla presenza, nell’alcova dell’occasionale incontro amoroso, di un morto che si saprà per finta;
in I morti non fanno paura si assiste  alla scena di cordoglio; la sola e confortevole camera che ha ospitato il morto è in uso da un affittuario viaggiatore di commercio, che all’improvviso vi fa ritorno, per giunta ammalato e bisognoso di ricovero.

Un po’ seguendo il filo delle invenzioni drammaturgiche, per altro esaltandone le precipue situazioni comiche, il grottesco e la farsa macabra segneranno il nostro nuovo incontro con Eduardo.


Stralci di recensioni

dei nostri precedenti spettacoli su testi di Eduardo De Filippo

QUALI FANTASMI

Uno spettacolo ad un tempo acuto e leggero, e acuto proprio perché leggero. È ora, infatti, di tirar fuori Eduardo dal museo degli omaggi rituali e del commercio”.

Enrico Fiore, “Il Mattino”

“Lo spettacolo è un gioiellino prezioso, reso tale dall’aggregazione di cinque attori bravissimi nel seguire la linea registica … E, sul ritmo della farsa, si ride molto, anche quando la situazione si tinge di mistero e si fa più tragica…

Mariateresa Surianello, “www.Tuttoteatro.com

“Ottima scelta, quella di fondere quasi in un unico corpo di illusioni e metafore tre atti unici con un titolo, Quali fantasmi, che è un leit-motiv … e la forte comunicativa vale di sicuro a Santagata una audience teatrale più ampia, senza perdere i connotati di pratica inventiva e di riscrittura sul campo”.

Rodolfo Di Giammarco, “la Repubblica”

“Un teatro che si piega sulla realtà attorno, e non ne spreme certo felicità e nemmeno consolazione. Nonostante Santagata e i suoi giochino fino in fondo l’allegro disordine della compagnia all’italiana”.

Gianfranco Capitta, “il Manifesto”

“Teatro nel teatro … utilizzando registri congeniali all’artista, che si diverte in un recitato che sa oscillare tra un ‘sopra le righe’ trombonesco e metateatrale e una sottrazione verso l’essenziale di oculata sapienza”.

Andrea Porcheddu, “www.delteatro.it”


LE VOCI DI DENTRO

“ Proprio quella finzione che avvolge anche il teatro di Santagata, si sovrappone a quello di Eduardo e in questo lavoro ci viene dis-velata completamente quando, in chiusura, quinte e fondali crollano al suolo cristallizzandosi nel presente”.

Francesco Urbano, “Roma”

“E i membri della famiglia Cimmaruta, capeggiati dalla stessa Rosa con le sue candele accese, fanno il loro ingresso in fila indiana, come una processione di zombi. E la “luminosa e linda” cucina di casa Cimmaruta si riduce a una congerie di pentole sparse qua e là sul tavolato come dopo un terremoto. Ecco, basterebbero questi pochi elementi a dire dell’intelligenza e della precisione messe in campo da Alfonso Santagata…” .

Enrico Fiore, “Il Mattino”

“… la pièce è porta in modo tradizionale, lasciando che gli attori recitino con naturalezza, senza inquinare il sapore della lingua napoletana, e il tutto fila agilmente in due tempi di 40’ l’uno. Del protagonista…, lo stesso Santagata , anche interprete, fa un uomo anziano, posato, di una ostinata dolcezza; Iaia Forte è spiritosa come l’energica Rosa, sorella del torvo Johnny Lodi, principale indiziato; bene anche Massimiliano Poli, e le donne… è stato un successo, e come tale si rinnoverà”.

Masolino D’Amico, “La Stampa”

“L’indovinata chiave di lettura registica, che propone una vicenda in bilico fra il giallo con la canonica soluzione finale e l’avventura surreale, ha trovato un eccellente supporto in tutti gli interpreti: specialmente in Iaia Forte, una Rosa Cimmaruta cinica e inquietante …e nello stesso Alfonso Santagata, un Alberto Saporito dolorosamente stralunato…”.

Stefania Maraucci, “Hystrio”, XVII

“Un evento da non perdere. Uno dei migliori spettacoli della stagione…Una vera sfida teatrale, quella che Alfonso Santagata, una delle più gagliarde sensibilità della nostra contemporaneità sperimentale della scena, ha voluto giocare cimentandosi assieme alla sua compagnia Katzenmacher in un allestimento presentato con successo lo scorso mese al Festival di Benenevento”.

Walter Porcedda, “La Nuova Sardegna”

“Dopo il bel trittico di farse raccolto in Quali fantasmi Alfonso Santagata ci mostra il volto più livido della comicità di Eduardo con questo riuscito allestimento de Le voci di dentro…Intorno a questo nodo traumatico immerso da Eduardo in un bagno di cupo umorismo Santagata ha costruito con la scenografa Tiziana Draghi uno dei suoi migliori “notturni”…Cast ottimo… ”.

Nico Garrone, “la Repubblica”