Saavedra

Saavedra

ideazione e regia: Alfonso Santagata
con: Alfonso Santagata, Claudio Morganti e Cos Gradilone (l’Albanese)

Milano, Teatro dell’Arte, 9 febbraio 1988

Alla base di Saavedra vi è il testo utilizzato come pretesto per un lavoro di avvicinamento al mondo dell’autore, per la ricerca di vibrazioni che facciano scattare un meccanismo interiore, per la creazione di una drammaturgia personale. Lo spettacolo nasce dopo tre anni di lento avvicinamento all’opera di Cervantes.

Leggendo Don Chisciotte ci si rende conto dell’evidenza dell’elemento teatrale, il romanzo dà l’impressione di un soggetto drammatico ideale per una messa in scena e Don Chisciotte stesso tiene costantemente un comportamento teatrale.

Santagata ha la necessità di “rappresentare” anche Cervantes. Il poeta della follia eroica, del quale spesso si dimentica il suo intero nome: Miguel de Cervantes y Saavedra, la sua misteriosa vita della quale ciò che si conosce è sempre un misto di storia e leggenda. Cervantes e la battaglia di Lepanto, Cervantes prigioniero in Algeri e ancora la Santa Inquisizione, le ferite, le umiliazioni, un poeta la cui vita spesso si avvicina a quella della sua creatura: Don Chisciotte. Nel pieno del declino del potente impero spagnolo, in tempi di fanatiche cristianizzazioni e di spedizioni alla ricerca dell’Eldorado, Cervantes crea la figura di un cavaliere errante che compie ogni sorta di impresa cavalleresca. Questo costante rapporto tra l’autore e la sua creatura fa sí che Saavedra sia, innanzitutto, uno spettacolo dove si incontrano due personaggi: Miguel de Cervantes y Saavedra e Alonso Crisciana detto Don Chisciotte.